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Un fantasma a merenda di Livy Former

Un fantasma a merenda di Livy Former sarà presente alla Mostra del Libro in Sardegna che si svolgerà dal 23 al 26 novembre a Macomer.

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Esce per il marchio Al3vie in tessitura con la Collana Cometa, il libro di Milena Nicolini Istruzioni per l’uso di ninnananna talamimamma

UN’OPERA CHE ACCOMPAGNA IL BELLISSIMO LAVORO IN POESIA DI ANNA MARIA FARABBI ninnananna talamimamma

Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze hanno verso il mondo e la vita una curiosità che si modella sull’incantesimo della prima volta, del primo sguardo, del primo nome. Un’originalità che si accompagna alla “maraviglia”, quella che grandi poeti conoscono nel sentire dell’infanzia e della poesia. Poi gli stereotipi del comune vedere capire giudicare incasellano gli stupori in forme dai margini precisi che servono per vivere con gli altri, condividere progetti e relazioni. Il mondo dei grandi.  Ma ogni tanto, nella storia, gli schemi vengono rotti e nuove visioni del mondo cambiano gli occhiali e le cose. La poesia lo fa sempre. Ecco perché è importante porgere alle ragazze e ai ragazzi la poesia nella sua forma più ricca e complessa. Per mettersi, quindi, nella taglia adatta a bambini e bambine, a ragazzi e ragazze, non si deve proporre poesia minore, forme di lallazione in versi, abbassate cioè a maniere scadenti, retoriche, banali con intenti di falsa facilità. Così Anna Maria Farabbi ha pensato la poesia di ninnananna talamimamma: la postura più ‘bassa’ è solo per sentire “i fili dell’erba cantare”. Non si vuole, peraltro, sminuire il valore delle narrazioni in versi, delle filastrocche e opere simili, che raggiungono anche livelli letterari altissimi: per tutti, si pensi ai vertici di Gianni Rodari. È un genere diverso dalla poesia, adiacente, ma diverso. Più immediato forse, con propri specifici obiettivi pedagogici e conoscitivi. Dire che la poesia è altra cosa, non significa fare gradazioni di valore. Né separare in comparti stagnanti. La poesia ha bisogno di essere usata con le sue maniere, i suoi strumenti.  Le bambine e i bambini, i ragazzi e le ragazze sono spontaneamente svelti a praticarne l’uso, diventano incredibilmente agili a muoversi nella naturale complessità della poesia. Hanno solo bisogno di cominciare col far di conto, come è stato per arrivare a risolvere i problemi e le equazioni. Con la poesia impareranno ad entrare nel miracolo della parola, che tocca le cose senza toccarle, che mette in relazione l’emozione e il pensiero interiori col mondo che sta fuori, che fa esistere qui, presente, ciò che è assente, da un’altra parte, o che non c’è affatto. Una parola sempre nuova.

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Nuova uscita nella Collana Romanzi

Un importante ritorno nella nostra Collana Romanzi, quello dell’autrice Gabriella Bordoli che ha pubblicato con noi delle bellissime storie come Stelle e fari nella notte, Taci e la tutor, Poke storie qui si tratta di ragazzi veri.

Spesso i libri vogliono insegnare qualcosa: questo no.
Spesso un libro vuol spiegare qualcosa secondo un certo punto di vista: questo no.
Spesso i libri parlano di un passato lontano, molto lontano, o di oggi: questo no.
Spesso i libri rincorrono temi “caldi” propri del periodo in cui son scritti: questo no.
Quando è nato questo libro non c’erano gli smartphone, non c’era Instagram, i Tag.  Ecco, se ci fossero stati i tag, questo racconto sarebbe andato sotto “formazione, adolescenza, crescita, emarginazione,” Ma i Tag non c’erano. Io dico solo che è una storia pericolosa, da leggere, da assaporare come una fiaba; come Cappuccetto Rosso, come Pinocchio… Ma mi sto allargando troppo!
In fondo questo libro vuole soltanto raccontare una storia, accaduta forse alcuni anni fa: in un anno, che non aveva niente di speciale, se non che giù, nella Piana, nevicava ancora in inverno e in autunno pioveva tanto. Non sono passati tantissimi anni da allora: io già c’ero.

 

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ANNA MARIA FARABBI, ninnananna talamimamma.

Recensione su ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi   
GRADIVA n° 64
di Plinio Perilli

ANNA MARIA FARABBI, ninnananna talamimamma, Trivolzio (PV) – Perugia, coedizione: Kaba edizioni – pièdimosca edizioni, 2023, pp. 128, € 16,00.

Eclettica, versatile, poetessa di tempra libera, con in più una ricca, insondabile risorsa e dedizione maternale, oltre all’etica pura d’una educatrice nata, pedagoga già in versi, Anna Maria Farabbi mi colpì molto, in pieni anni ’90 (erano usciti testi sorprendenti, come Fioritura notturna del tuorlo, 1996) e insomma decisi di chiudere bellamente proprio col suo nome fresco e incorrotto ad ogni vento, la mia vasta antologia Melodie della Terra. “Novecento e Natura”… Perugina, classe ’57, la Farabbi non ha mai deluso la mia voglia di una poesia ispirata quanto sorvegliata, alternando le sue belle, nuove prove liriche (Il segno della femmina, 2000; Adlujè, 2003; La luce esatta dentro il viaggio, 2008) con prose di prim’ordine; oltre alla traduzione di autrici esemplari come Kate Chopin, e in più la curatela nobile e quasi iniziatica di voci importanti, talune pressoché mitizzate (citiamo infatti la povera poetessa pugliese Claudia Ruggeri, talento vorticoso, ahilei, nel cupio dissolvi).

Di più: Anna Maria si è spesso dedicata a scrivere e diffondere favole, narrazioni di libera fantasia, per aggregare l’interesse verso e dei giovanissimi, con nuovi, fascinosi libri anche illustrati, nati apposta per contaminarsi e irradiarsi nel vero mondo infantile, a suo modo poderoso di spunti, di stigmi, di semi (anche spine) di una nuda, indicibile felicità… «io so parlare alle nuvole mentre passano // quando il sole vi si nasconde / e quando piangono la pioggia bella».

Ora con ninnananna talamimamma, ci dona una riedizione di un’opera tutta nuova che torna alle origini orali del canto, e s’indirizza non più solo ai bambini, ma anche ai ragazzi e ai loro insegnanti. Con l’accortezza di aver favorito e predisposto in rete una didattica di ricerca che reinventa una vera e propria caccia al tesoro, e si dona a un libro disponibile ad essere ascoltato in qr code, proprio per insegnare – anzi instillare meglio ai più piccoli lettori il lavoro nel ritmo e nel colore della voce: «ninnananna alle bambine ai bambini che in futuro / governeranno paesi e città / sia con carità con cuore con ascolto / nel dialogo dentro cui ogni persona ha valore / nel plurale nessuno è primo a nessuno  nessuno / è ultimo».

La Farabbi ha anche diretto laboratori di ascolto e scrittura presso istituti per disturbi alimentari, comunità psichiatriche a doppia diagnosi, sino a poter gestire e animare importanti laboratori esperienziali di poesia che puntano ad approfondire “L’esperienza sensoriale della poesia”, o magari un provvido e misterioso “Viaggio interdisciplinare nel profondo femminile, attraversando una stella a cinque punte: Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra, Medea”… Un “abbecedario” chiude e chiosa il libro con una verve deliziosa (es. «mianostra: non è un errore di stampa questa unica parola invece di due separate. È una mia creazione per rafforzare il pensiero che la lingua non è esclusivamente mia ma appartiene a chi la vive»).

Un libro, soprattutto – e questo ci piace evidenziarlo – che semina, genera e induce poesia come un inesauribile appello alla gioia dell’imparare e del partecipare, del vivere e condividere, specie il messaggio libero e puro dei versi: «e quando cammini cammina e senti come camminano i tuoi piedi / e quando parli parla e senti come il tuo cervello sceglie le parole / e quando abbracci abbracciai il corpo dell’altro come si affida a te / e quando stringi la mano stringila decisa e forte perché crei un saluto»…

Ci torna in mente naturalmente l’auspicio assoluto della Maria Montessori (la grande pedagogista che scrisse La scoperta del bambino); ma anche l’intenzione caparbia della Elsa Morante (ben oltre i sogni narrativi, le esperienze forse ancestrali di Menzogna e sortilegio e L’isola di Arturo) di immaginare tutto un mondo – il nostro stesso mondo (ma non è ora un richiamo a Greta o a giovani che protestano dove i grandi mai riescono, mai vogliono e mai cedono), salvato dai ragazzini… Con questo stesso spirito, Anna Maria celebra “il mese delle rose”, e ne scrive come immaginando un dolce canto fiorito che tutti ci chiama e ci riguarda: «in Italia noi bambine odoriamo le rose / con naso calmo e gli occhi nel colore / le mie amiche indiane buttano i petali nel Gange / per salutare le nonne che torneranno a rinascere»…

Curiosamente, è un libro che ci aspetta, sì, ma anche ci guarda – e ci guarda proprio con lo stesso volto creato da una bambina del campo di concentramento di Terezin. La storia passa sempre da qui, dalla sacrosanta memoria storica; ma egualmente ci serve la via del sogno e il pellegrinaggio dell’esperienza. Anche, amatissimo, un “diario nell’erba”, che impara e insegna allo stesso modo, come fa lo sguardo e il percorso in fondo di ogni vero, schietto poeta: «le api ronzano dentro il profumo delle viole / mentre il venticello caldo sposta / confonde i miei pensieri / e l’erba del prato».

Plinio Perilli

 

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Caro diario azzurro di Anna Maria Farabbi

Anna Maria Farabbi, CARO DIARIO AZZURRO

 

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Un’antologia internazionale

Una magica collezione di storie con fate e incantesimi ✨ di autrici e autori da 7 paesi diversi 🌍 raccolte da Ünver Alibey, con le bellissime illustrazioni di Valentina Bardazzi.
Nel 2024 in Italia grazie a Kaba edizioni.
Traduzione di Chiara De Giorgi.
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ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi su CartaVetro

NINNANANNA TALAMIMAMMA

 

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“Ninnananna Talamimamma”, le poesie per bambini (ma non solo) di Anna Maria Farabbi

“Ninnananna Talamimamma”, le poesie per bambini (ma non solo) di Anna Maria Farabbi

Per la riedizione di talamimamma, Anna Maria Farabbi ha concepito un’opera nuova che riparte dalle origini orali del canto, fondate nella ninannananna, per affacciarsi non solo a bambini, bambine ma anche a ragazzi, ragazze e insegnanti. La poesia si propone in una liricità che a tratti lambisce il respiro narrativo e, tematicamente, tocca le corde dell’attualità, dei valori della nonviolenza, nominando imprescindibili maestri e maestri di riferimento. Oltre la poesia, l’opera, spinge una didattica di ricerca che utilizza attivamente la rete, in una vera e propria caccia al tesoro, inoltre si compone di un abbecedario. Ninnananna talamimamma è disponibile interamente per essere ascoltata in QR code, proprio per significare ai giovani lettori il lavoro nel ritmo e nel colore della voce. La poeta apre la sua poetica artistica e culturale con una intensa lettera finale. Il volto della copertina, scelto non casualmente da Farabbi, è stato creato da una bambina del campo di concentramento di Terezin.

La poesia è povera e ha la potenza dei poveri

quando cantano

non si crede abbastanza alla potenza della poesia.  Solo pochi poeti e poete lavorano interiormente in una poiesis disposta alla nuovissima generazione. Ci sono autori e autrici che, con la loro lirica, si affiancano mirabilmente agli artisti dell’illustrazione: creano opere magnifiche, abbaglianti, magnetiche. La lavorazione editoriale del libro, poi, permette, di catturare l’attenzione dell’infanzia e dell’adolescenza.

Il mio pensiero mi detta un’altra direzione: recuperare l’oralità del canto, spogliarlo dall’immagine seduttiva, crederlo al punto da portarlo in raggi tematici di attualità, di confronto, di riflessione, suscitando ricerche di approfondimento, esperienze di studio interdisciplinare e di condivisione. Crederlo da indurre la concentrazione nel ritmo, nei significati rovesciati della visione del mondo attraverso la sola tessitura della parola, proposta nell’alternanza tra musicalità armonica lirica e rottura di una prevedibilità versificatoria. Propongo un’energia poetica suggestiva che movimenti il pensiero, rovesciando tradizionali forme e significati consueti e quietanti. Lavoro la connessione tra la brevità essenziale, fulminante, del verso con un respiro lirico che lambisce la dimensione narrativa.

La citazione dei nomi e cognomi è una prassi esistenziale, sociale, culturale, spirituale, politica, artistica, di riconoscimento e ringraziamento a maestre e maestri orientanti. Costituisce quella formazione permanente per ciascuno di noi, utile, fondamentale, per acquisire bussola, mappa, lanterna, memoria.

La lettera finale che propongo, a me indirizzata, è un ponte capitiniano. Chi legge può accendere un colloquio. Un colloquio corale, come direbbe Aldo Capitini.   Il mio invito è rivolto alle bambine, ai bambini, ai ragazzi, alle ragazze, a ogni adulto che incontro attraverso questa opera. In ogni dialogo nascono crescite reciproche.

Stiamo vivendo una globale desertificazione. Piantiamo poesia così come piantiamo alberi. Hanno entrambi radici e chioma, ossigenano la nostra interiorità e il nostro pensando. Il canto è un’esperienza formativa, cognitiva, sentimentale (educa il sentimento, il sentire nella relazione, nella connessione, decentra il proprio io autonarrante e lo concentra nel ritmo della pluralità).

L’infanzia e l’adolescenza sono più vicine alle nostre origini. E l’origine è il canto.

Anna Maria Farabbi

Dedico questo libro alla befana

perché è una femmina che offre la sua età, senza nasconderla, single, femminista, libera, nomade, attraversa i confini e i pregiudizi, non si fa condizionare dalle mode. Cavalca volando una scopa e la rivoluziona, cioè si serve di uno strumento domestico, prevalentemente usato dalle donne in casa, e lo fa diventare un mezzo volante. Non più chiusa tra quattro pareti a spazzare, la befana vola tra cieli, mari e terre, senza ubbidire a chi la vorrebbe casalinga, sedentaria, ubbidiente, domestica e servile.

Ce la raccontano come una vecchia orrenda. Dal volto violentemente repellente: bocca sottile, naso lungo e aquilino, pelle avvizzita solcata da rughe. La sua figura emana mistero. Per certi aspetti, è inquietante. Tanto che non la si vorrebbe incontrare di persona. Inversamente da babbo natale, sorridente, rotondetto, con un vestito rosso a festa, la befana è il suo contrario e, tra l’altro, non toglie mai il grembiule da lavoro. Siamo di fronte a una differenza di genere.

Lei entra di notte dal camino (che è la via verticale, l’asse cosmico, che mette in coniugazione la casa con il cielo), non dalla porta principale come babbo natale. Nelle case di montagna o di campagna, uccelli e altri insetti si infilano da lì, da dove esce il fumo degli alberi bruciati. La befana come loro è selvatica e, per questo, fa un po’ paura anche agli adulti. A lei viene lasciata una cenetta frugale per il passaggio, come una riconoscenza o un abbonimento, come se si volesse evitare l’incontro diretto.

Invece, avviciniamola. Mai ripetere ciecamente il comportamento degli altri.

Il suo volto con il naso lungo, arcuato, affilato, assomiglia a quello di un’uccella, precisa, solitaria, invisibile per la sua velocità inafferrabile. Come tutti i volatili, il suo volo ha una destinazione mirata e un’origine nascosta. Un nido segreto. La befana non fugge, non scappa dagli esseri umani. Non ozia nello spazio. Progetta le sue destinazioni e atterra secondo il suo piano. Non ha tempo per avere casa propria e star dietro alle solite faccende domestiche. Sosta e si riposa nelle abitazioni delle sue amiche più care. Atterra di notte mentre la gente dorme, portando alle bambine e ai bambini, ricchi o benestanti soprattutto, dei dolcetti dal colore e dalla forma di carbone, per ricordare loro che nel mondo, in luoghi poverissimi, ci sono piccoli della loro età che lavorano nelle miniere. Anche di notte. Senza giocattoli, senza cibo, senza sonno, senza sogni, senza allegria, spesso orfani. Non è vero che la befana giudica e separa i buoni dai cattivi. Le sta a cuore ricordare ai più fortunati che esiste la povertà. E lo fa dolcemente, appunto con dolcetti messi dentro una calza. Perché la calza significa: «Mangia piccolo, quando sarai grande va’, cammina per il mondo, metti i tuoi piedi nel futuro e sii generoso con chi incontri». Alle bambine e ai bambini poveri porta doni di gioia: oltre il cibo, l’abbraccio, il sorriso, l’energia, la fiducia nel cuore. A turno, li fa salire sulla scopa per fare il giro del mondo. Solo da loro si fa vedere e per loro la befana è bellissima.

La befana in volo, con la scopa, pulisce l’aria dall’inquinamento. Gioca con gli uccelli, sorpassa gli aerei, mettendo in crisi i piloti che non la riescono a captare nel radar.

Sa volare, senza bagnarsi, tra le gocce della pioggia, tra la danza lieve delle nevi. Governa la scopa tra le correnti dei venti, scostandosi da meteore e comete, dalle stelle cadenti.

Quasi nessuno l’ha sentita parlare, tanto meno cantare. Io sì. Non solo. Io vedo il suo volto, il suo volo e il suo canto a occhi chiusi.

È lei che nella preistoria ha creato le ninnananne insegnandole alle madri mentre raccoglievano semi, frutta, radici e tuberi, intanto che i maschi della tribù andavano a caccia.

È lei che per prima gliele ha cantate, spiegando loro come usare la voce, la posizione del volto, le braccia per cullare e calmare il pianto dei piccoli.

In ogni secolo ne crea nuove, più adatte. Io le ho ascoltate.

Ne ho trascritte in questo libro appena ventiquattro, dedicate una a ogni ora del giorno. Le ho raccolte sotto il titolo ninnananna.

In coda al suo canto, ho messo il mio: un tappeto scritto e sonoro in cui esistono, come una collana, tre poesie per ogni mese.

I mesi, come sai, sono dodici. Le mie poesie sono rivolte talamimamma, che è una parola dialettale, e vuol dire alla mia mamma in dialetto perugino. Come si dice nel tuo?

Questa opera intera è dedicata alla befana, che considero la grande mamma, la mamma delle mamme: la mia maestra.

Questo è uno dei suoi insegnamenti:

 

se ti senti separata    sei sola
e tristemente singolare
ma se ti senti insieme alle altre creature del creato
diventi gioiosamente plurale

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ninnananna talamimamma

NINNANANNA TALAMIMAMMAdi Anna Maria FarabbiKaba edizioni in coedizione con Pièdimosca edizioni 

 

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ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi

ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi

 

L’autrice e poeta Anna Maria Farabbi ha concepito il libro in ogni suo dettaglio continuando, a trama fitta, ciò che aveva iniziato con la poesia per bambini di Talamimamma pubblicata nel 2014 e rieditata in questa opera insieme a un nuovo lavoro per i più grandi, elaborando un progetto più ampio con un forte taglio femminista, sociale e politico.  L’opera si apre con una dedica alla befana. In questo testo emerge chiaramente la postura e la poetica dei Farabbi, trasversale e aperta alla lettura di tutti e tutte, con particolare attenzione ai giovani, alla scuola e agli e alle insegnati.

Poesia come veicolo formativo. Utilizzando la parola poetica si affrontano tematiche forti come quella sui migranti, mettendo a confronto la vita dei più piccoli in diverse situazioni sociali ed economiche. Si parla di non violenza, compresa quella contro gli animali nella pratica della caccia e di dinamiche ancora oggi da rivedere e sulle quali riflettere nei rapporti fra il maschile e il femminile. Particolare attenzione viene data anche ai nomi, quelli di maestri e maestre fondativi di una certa etica e visione del mondo. Dei veri e propri fari, troppo spesso poco conosciuti da molti e soprattutto dai più giovani, come Etty Hillesum, Martin Luther King, Maria Lai e Aldo Capitini. Nel testo non ci sono illustrazioni. L’immagine della copertina, che avvolge l’opera con l’intensità dei suoi colori, segnata da pochissime parole nell’essenzialità del titolo, del nome e dei loghi, è ricca di significati: è il disegno di una bambina del campo di concentramento di Terezin.
www.kabaedizioni.com
www.al3vie.com
www.leggimileggi.com
www.cartavetro.com

http://www.lostrillo.it/showDocuments.php?pgCode=G20I198R44600&id_tema=10