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ANNA MARIA FARABBI, ninnananna talamimamma.

Recensione su ninnananna talamimamma di Anna Maria Farabbi   
GRADIVA n° 64
di Plinio Perilli

ANNA MARIA FARABBI, ninnananna talamimamma, Trivolzio (PV) – Perugia, coedizione: Kaba edizioni – pièdimosca edizioni, 2023, pp. 128, € 16,00.

Eclettica, versatile, poetessa di tempra libera, con in più una ricca, insondabile risorsa e dedizione maternale, oltre all’etica pura d’una educatrice nata, pedagoga già in versi, Anna Maria Farabbi mi colpì molto, in pieni anni ’90 (erano usciti testi sorprendenti, come Fioritura notturna del tuorlo, 1996) e insomma decisi di chiudere bellamente proprio col suo nome fresco e incorrotto ad ogni vento, la mia vasta antologia Melodie della Terra. “Novecento e Natura”… Perugina, classe ’57, la Farabbi non ha mai deluso la mia voglia di una poesia ispirata quanto sorvegliata, alternando le sue belle, nuove prove liriche (Il segno della femmina, 2000; Adlujè, 2003; La luce esatta dentro il viaggio, 2008) con prose di prim’ordine; oltre alla traduzione di autrici esemplari come Kate Chopin, e in più la curatela nobile e quasi iniziatica di voci importanti, talune pressoché mitizzate (citiamo infatti la povera poetessa pugliese Claudia Ruggeri, talento vorticoso, ahilei, nel cupio dissolvi).

Di più: Anna Maria si è spesso dedicata a scrivere e diffondere favole, narrazioni di libera fantasia, per aggregare l’interesse verso e dei giovanissimi, con nuovi, fascinosi libri anche illustrati, nati apposta per contaminarsi e irradiarsi nel vero mondo infantile, a suo modo poderoso di spunti, di stigmi, di semi (anche spine) di una nuda, indicibile felicità… «io so parlare alle nuvole mentre passano // quando il sole vi si nasconde / e quando piangono la pioggia bella».

Ora con ninnananna talamimamma, ci dona una riedizione di un’opera tutta nuova che torna alle origini orali del canto, e s’indirizza non più solo ai bambini, ma anche ai ragazzi e ai loro insegnanti. Con l’accortezza di aver favorito e predisposto in rete una didattica di ricerca che reinventa una vera e propria caccia al tesoro, e si dona a un libro disponibile ad essere ascoltato in qr code, proprio per insegnare – anzi instillare meglio ai più piccoli lettori il lavoro nel ritmo e nel colore della voce: «ninnananna alle bambine ai bambini che in futuro / governeranno paesi e città / sia con carità con cuore con ascolto / nel dialogo dentro cui ogni persona ha valore / nel plurale nessuno è primo a nessuno  nessuno / è ultimo».

La Farabbi ha anche diretto laboratori di ascolto e scrittura presso istituti per disturbi alimentari, comunità psichiatriche a doppia diagnosi, sino a poter gestire e animare importanti laboratori esperienziali di poesia che puntano ad approfondire “L’esperienza sensoriale della poesia”, o magari un provvido e misterioso “Viaggio interdisciplinare nel profondo femminile, attraversando una stella a cinque punte: Tiresia, Penelope, Antigone, Cassandra, Medea”… Un “abbecedario” chiude e chiosa il libro con una verve deliziosa (es. «mianostra: non è un errore di stampa questa unica parola invece di due separate. È una mia creazione per rafforzare il pensiero che la lingua non è esclusivamente mia ma appartiene a chi la vive»).

Un libro, soprattutto – e questo ci piace evidenziarlo – che semina, genera e induce poesia come un inesauribile appello alla gioia dell’imparare e del partecipare, del vivere e condividere, specie il messaggio libero e puro dei versi: «e quando cammini cammina e senti come camminano i tuoi piedi / e quando parli parla e senti come il tuo cervello sceglie le parole / e quando abbracci abbracciai il corpo dell’altro come si affida a te / e quando stringi la mano stringila decisa e forte perché crei un saluto»…

Ci torna in mente naturalmente l’auspicio assoluto della Maria Montessori (la grande pedagogista che scrisse La scoperta del bambino); ma anche l’intenzione caparbia della Elsa Morante (ben oltre i sogni narrativi, le esperienze forse ancestrali di Menzogna e sortilegio e L’isola di Arturo) di immaginare tutto un mondo – il nostro stesso mondo (ma non è ora un richiamo a Greta o a giovani che protestano dove i grandi mai riescono, mai vogliono e mai cedono), salvato dai ragazzini… Con questo stesso spirito, Anna Maria celebra “il mese delle rose”, e ne scrive come immaginando un dolce canto fiorito che tutti ci chiama e ci riguarda: «in Italia noi bambine odoriamo le rose / con naso calmo e gli occhi nel colore / le mie amiche indiane buttano i petali nel Gange / per salutare le nonne che torneranno a rinascere»…

Curiosamente, è un libro che ci aspetta, sì, ma anche ci guarda – e ci guarda proprio con lo stesso volto creato da una bambina del campo di concentramento di Terezin. La storia passa sempre da qui, dalla sacrosanta memoria storica; ma egualmente ci serve la via del sogno e il pellegrinaggio dell’esperienza. Anche, amatissimo, un “diario nell’erba”, che impara e insegna allo stesso modo, come fa lo sguardo e il percorso in fondo di ogni vero, schietto poeta: «le api ronzano dentro il profumo delle viole / mentre il venticello caldo sposta / confonde i miei pensieri / e l’erba del prato».

Plinio Perilli